EUROPA 2020: SEMPRE PIU’ ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI
EUROPA 2020: SEMPRE PIU’ ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI

EUROPA 2020: SEMPRE PIU’ ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI

Ridurre il consumo di energia e dell’emissione di gas serra del 20% entro il 2020: questo sono gli obiettivi che l’UE si è fissata nell’ambito del piano d’azione per l’efficienza energetica (2007-2012), accompagnati da obiettivi di autonomia energetica e di miglioramento della competitività europea su scala globale.

In prima istanza il pacchetto promuove una vasta diffusione delle fonti rinnovabili in tutti i settori di consumo finale dell’energia (non solo nella generazione di elettricità).

L’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (come l’energia eolica, solare e fotovoltaica, la biomassa e i biocarburanti, il calore geotermico e le pompe di calore), infatti, limita indiscutibilmente i cambiamenti climatici. Queste fonti danno anche un contributo alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico e alla crescita e all’aumento dell’occupazione in Europa, perché incrementano la produzione e il consumo di energia generata in loco.

Eppure le fonti di energia rinnovabili sono ancora marginali nel ventaglio energetico europeo, soprattutto perché costano di più rispetto alle fonti energetiche tradizionali.

Per favorirne una maggiore diffusione, nella sua tabella di marcia in questo campo specifico l’UE ha fissato un obiettivo vincolante, cioè quello di portare, entro il 2020, la percentuale delle fonti di energia rinnovabile al 20% rispetto al consumo energetico totale.

Per raggiungere un obiettivo come questo sarà necessario fare passi avanti nei tre settori che più di altri utilizzano queste fonti: la produzione di energia elettrica (aumentando la produzione di elettricità da fonti rinnovabili e producendo elettricità in maniera sostenibile a partire dai combustibili fossili, in particolare grazie ai sistemi di cattura e stoccaggio del CO2); i biocarburanti che, nel 2020, dovranno rappresentare il 10% dei combustibili per autotrazione e, infine, gli impianti di riscaldamento e condizionamento.

Con l’introduzione di un dell’obiettivo vincolante di consumo da fonti rinnovabili, in sostanza bisognerà raggiungere il 20% da fonti rinnovabili, sia dal punto di vista degli esborsi dell’utente in bolletta, sia dal punto di vista dei costi esterni associati alle fonti rinnovabili.

Per consumo energetico finale lordo s’intende il “consumo di prodotti energetici forniti per scopi energetici all’industria, ai trasporti, alle famiglie, ai servizi inclusi i servizi pubblici, l’agricoltura, la silvicoltura e alla pesca, ivi compreso il consumo di elettricità e di calore da parte del settore energetico nelle attività di produzione di elettricità e calore, includendo le perdite di elettricità e di calore nella trasmissione e distribuzione.

Dato che l’obiettivo è espresso in termini di consumi e non di produzione, gli Stati membri potranno soddisfare l’obiettivo ricorrendo alle importazioni (da altri Stati membri o da paesi terzi) di forme energetiche basate su fonti rinnovabili, come tipicamente i biocarburanti.

Sia il Governo che alcune regioni italiane stanno rispondendo al pacchetto energia prevendendo specifici interventi di promozione e incentivazione all’uso delle fonti di energia rinnovabile.

Ad esempio di recente il Ministero dell’Ambiente ha stanziato 10.000.000 di euro per il finanziamento di progetti di ricerca finalizzati ad interventi di efficienza energetica e all’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile in aree urbane. Il bando ha previsto il finanziamento di interventi volti alla realizzazione di studi e progetti di ricerca finalizzati ad interventi nei settori riguardanti: l’incremento dell’efficienza energetica negli usi finali e l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile, con particolare riguardo agli interventi mirati alla riduzione delle emissioni inquinanti in aree urbane; la produzione, lo stoccaggio e la distribuzione di idrogeno da fonti di energia rinnovabili; gli interventi su sistemi di locomozione ed infrastrutture dedicate, per il miglioramento della qualità ambientale.

La regione Lazio, invece, ha messo a disposione delle risorse per gli edifici pubblici che si convertono all’energia solare. Con un bando da 16,2 milioni, attinti dai fondi europei 2007-2013, la Regione ha dedicato fondi all’installazione di impianti fotovoltaici e solari termici su scuole, ospedali e strutture delle amministrazioni che gestiscono le Aree protette. Entro il prossimo 13 luglio Comuni, Province, Comunità montane e Unioni di Comuni, ma anche Asl ed Enti Parco, potranno fare domanda di contributo a Sviluppo Lazio per ottenere il finanziamento.

Oltre la metà dei fondi (8,7 milioni) sarà dedicato alle strutture scolastiche che otterranno anche una copertura maggiore dei costi rispetto agli altri immobili, pari all’80% della spesa complessiva. Quota che negli altri casi scende al 20 per cento. Gli investimenti non potranno comunque essere inferiori ai 100mila euro mentre sono tre le tipologie di intervento ammesse: gli impianti integrati nelle strutture edilizie, cioè quelli che prevedono la sostituzione dei materiali di rivestimento di tetti coperture e facciate con moduli fotovoltaici con la stessa inclinazione e funzionalità architettonica della superficie rivestita; gli impianti parzialmente integrati, come i moduli installati su tetti piani e terrazze; quelli non integrati nelle strutture, purchè inseriti all’interno della sagoma della copertura.

Che le fonti di energia rinnovabili rappresentino un’importante possibilità di sviluppo per l’Italia, sia dal punto di vista della tanto agognata indipendenza energetica che di nuove opportunità occupazionali, è innegabile. Pur tuttavia occorre rilevare come l’efficacia del pacchetto energia rimane purtroppo troppo condizionato dalla sensibilità dei politici locali. Per cui laddove si proprnderà per una visione più a lungo termine, si tenderà a finanziare e promuovere la realizzazione di impianti in grado non solo di produrre energia, ma anche nuova occupazione; laddove invece non ci sia tale lungimiranza ci troveremo ad assistere ad interventi “spot” (come ad esempio quelli di “rottazione caldaie”), che non porteranno se non ben limitatati benefici nel tempo.

CARLA DI LELLO

Cultrice della materia, Diritto Costituzionale, Università RomaTre